SERGIO DI PLACIDO
Nasce a Roma nel 1970 ed è residente a Cisternino (Brindisi). Dopo una laurea in psicologia ha scelto di lavorare come educatore di comunità e poi come docente di sostegno. Coltiva interessi vari, dal cinema al teatro, dalla letteratura alla musica, fino al songwriting, scrittura di brani musicabili. Si occupa di iniziative artistiche e sociali accanto alle vittime di ogni forma di violenza col Movimento “S-Confin-Arti” di Martina Franca (TA). Ha ricevuto diversi riconoscimenti in concorsi quali il premio “Dino Sarti” (Bologna), il premio “Declinazioni Arcobaleno” (Monza) e il premio “Il pozzo e l’arancio” (Oria -BR-).
Motivazione del premio
Il componimento in rima rivela una sua musicalità e un suo ritmo. L’utilizzo degli infiniti suggerisce un senso di vaghezza dal sapore leopardiano. La ricerca del proprio “aldiquà” è il senso di un cambiamento necessario.
L’ aldiquà
Esiste davvero un posto in cui riuscire a stare bene?
e cercarlo ad ogni costo sul serio conviene?
Forse è in un paese, una città, una metropoli,
un borgo senza pretese, un crocevia di popoli,
…o magari un deserto, una grotta, un pianeta,
un’isola in mare aperto, un’insperata meta.
Andare, incamminarsi, passi che si seguono
occhi ad incrociarsi che spesso non si vedono.
Ambienti non luoghi, dove stare e non essere,
per bruciare tra i roghi del proprio malessere;
vivere spazi diversi, conoscendoli a malapena
orientarsi, ma dispersi come attori senza scena…
Poi riuscire a ritrovarsi in un altrove, privo di confini:
solo un quando, senza un dove, ne’ lontani ne’ vicini;
non servono le mappe la direzione resta incerta;
si va avanti nelle tappe di una continua scoperta.
La fine del viaggio non è una destinazione
è solo un passaggio verso una propria dimensione
Non un luogo preciso, in una qualsiasi località:
un cambiamento deciso: finalmente nel proprio “aldiquà”.